Dovrebbe essere un piacere leggere versi; quelli di Maria Pia Latorre contenuti nella raccolta È stato per caos hanno ritmo e pause musicali; le parole, lette ad alta voce, scorrono come le note di uno spartito e, in tal senso, diverse sono le liriche che provocano questo tipo di piacere; ad esempio, quelle dedicate a città e luoghi: Viterbo e Daunia , contenute in Viaggio clandestino , la prima delle due parti in cui è divisa la raccolta (l’altra ha lo stesso titolo della copertina). Il “gusto” della partitura musicale lo si può provare in liriche tanto brevi quanto intense: La mia ombra , Nel rovescio di una partita , Settembre e in quella che, a nostro avviso, è la più rappresentativa della poetica della Latorre: Stella senza luce . Altra suggestione proviene da singoli versi all’interno di liriche più ampie; versi illuminanti e illuminati (San Michele arcangelo che non è bastato a liberarci dal male, in Ardente Murgia ; …lo spettacolo dell'ape che ci scioglie in commozione ...
Grazie caro Mauro per Il culto del disordine . Un "borghese anarchico" come me non può che aderire già a partire dal titolo. Questa tua autobiografia in versi ha la forza moltiplicata che si innesca in reazione uguale e contraria dalle occasioni e dagli incontri della vita di tutti i giorni. Paolo Ruffilli Una forza trainante e coinvolgente per chi legge, tanto che sono andato avanti dalla prima all'ultima pagina, su quella «tela indelebile del cuore dove il tempo non scolora mai», accorgendomi solo alla fine di aver percorso un bel pezzo di strada. Anch'io a chiedermi perché «la linea di un canto si spezza sempre alla nota più alta» e per me erano strofe e non ballerine, o per meglio dire, unificando le une con le altre, e franare dolcemente... Un carissimo abbraccio Acquistalo sul sito dell'editore Acquistalo su Amazon
Se il disordine è l’ordine senza potere, come ha detto Léo Ferré, la poesia, forse, è la scrittura senza sintassi. Ne Il culto del disordine (Tabula Fati, 2025, nella collana diretta da Vito Davoli), antologia delle sue raccolte poetiche, Mauro Macario ci mette di fronte ad un tentativo esistenziale di poesia libertaria, cioè una poesia che usa la parole e il verso come viatico di liberazione umana. L’effetto è immediato e tangibile. Per esempio, spontaneamente sono stato indotto a leggere il libro dalla fine verso l’inizio. In effetti, Lucrezia Lombardo coglie questa circolarità. D’altra parte, l’anarchia non è caos, tant’è che un altro motto è vietato vietare ma doveroso vietarsi . La poesia di Macario, infatti, è tutt’altro che spontanea e caotica. In un frangente d’epoca in cui tutti sembrano esordienti, Macario ha una storica (e che storia!). La sua poesia ha la leggerezza dei suoni, l’oralità di un’evocazione, nel suo svolgimento copre tutto il Novecento e ciò che resta è u...
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