Dovrebbe essere un piacere leggere versi; quelli di Maria Pia Latorre contenuti nella raccolta È stato per caos hanno ritmo e pause musicali; le parole, lette ad alta voce, scorrono come le note di uno spartito e, in tal senso, diverse sono le liriche che provocano questo tipo di piacere; ad esempio, quelle dedicate a città e luoghi: Viterbo e Daunia , contenute in Viaggio clandestino , la prima delle due parti in cui è divisa la raccolta (l’altra ha lo stesso titolo della copertina). Il “gusto” della partitura musicale lo si può provare in liriche tanto brevi quanto intense: La mia ombra , Nel rovescio di una partita , Settembre e in quella che, a nostro avviso, è la più rappresentativa della poetica della Latorre: Stella senza luce . Altra suggestione proviene da singoli versi all’interno di liriche più ampie; versi illuminanti e illuminati (San Michele arcangelo che non è bastato a liberarci dal male, in Ardente Murgia ; …lo spettacolo dell'ape che ci scioglie in commozione ...
Grazie caro Mauro per Il culto del disordine . Un "borghese anarchico" come me non può che aderire già a partire dal titolo. Questa tua autobiografia in versi ha la forza moltiplicata che si innesca in reazione uguale e contraria dalle occasioni e dagli incontri della vita di tutti i giorni. Paolo Ruffilli Una forza trainante e coinvolgente per chi legge, tanto che sono andato avanti dalla prima all'ultima pagina, su quella «tela indelebile del cuore dove il tempo non scolora mai», accorgendomi solo alla fine di aver percorso un bel pezzo di strada. Anch'io a chiedermi perché «la linea di un canto si spezza sempre alla nota più alta» e per me erano strofe e non ballerine, o per meglio dire, unificando le une con le altre, e franare dolcemente... Un carissimo abbraccio Acquistalo sul sito dell'editore Acquistalo su Amazon
Ci sono Apache irriducibili che pur essendo stati quasi tutti estinti dal Nuovo Impero Americano sopravvivono in una tribù post-moderna dentro a una malefica trasformazione similrobotica ai bordi di un prossimo futuro: i poeti del contrasto. Vivono clandestini organizzando azioni etiche di disturbo in una comunità di versi incendiari. Tale comunità si chiama POLVERI. I polverosi alzano polveroni incandescenti come le eruzioni vulcaniche e bruciano i piedi ai servi del Regime globale. Mauro Macario Le scorribande poetiche di questi indiani conoscono il loro destino di estinzione epocale ma alla stregua dei loro eroici antenati non demordono e fidano sulla crescita consapevole di tutti i dispersi attendendoli in questa tribù ventosa, a volte tempestosa. Le loro armi rudimentali, primitive sono le parole, affilate e affiliate, spesso con la punta avvelenata. Molte frecce non colpiscono il bersaglio, altre lo abbattono. È il gioco odierno della vita sociale. Un gioco da sc...
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