"Notizie da una tribù resistenziale": Il poeta e regista Mauro Macario sulla collana "Polveri"

Ci sono Apache irriducibili che pur essendo stati quasi tutti estinti dal Nuovo Impero Americano sopravvivono in una tribù post-moderna dentro a una malefica trasformazione similrobotica ai bordi di un prossimo futuro: i poeti del contrasto. Vivono clandestini organizzando azioni etiche di disturbo in una comunità di versi incendiari. Tale comunità si chiama POLVERI. I polverosi alzano polveroni incandescenti come le eruzioni vulcaniche e bruciano i piedi ai servi del Regime globale. 

Mauro Macario

Le scorribande poetiche di questi indiani conoscono il loro destino di estinzione epocale ma alla stregua dei loro eroici antenati non demordono e fidano sulla crescita consapevole di tutti i dispersi attendendoli in questa tribù ventosa, a volte tempestosa. 
Le loro armi rudimentali, primitive sono le parole, affilate e affiliate, spesso con la punta avvelenata. 

Molte frecce non colpiscono il bersaglio, altre lo abbattono. È il gioco odierno della vita sociale. Un gioco da scacco matto che ha come folle e disperata finalità la sopravvivenza della cultura umanistica, finché sarà possibile lanciare l’urlo dell’ultima carica. 




POLVERI, ecco cos’è. Un libeccio (o libreccio) che imperversa ovunque si posi, malgrado il meteo di stagnazione voglia frenare questo impatto, queste voci del sottosuolo, questo sisma che vorrebbe demolire (impossibile) una in-civiltà tecnocratica devastante la cui strategia è rivolta all’estinzione della civiltà dei libri. 

Per ora le prime azioni editoriali di contrasto vedono lo schieramento sul fronte di Little Big Horne: la mia antologia Il culto del disordine, Apnea in versi di Marco Cinque, È stato il caos di Maria Pia Latorre. Grazie al poeta e curatore Vito Davoli che ha ideato questa riserva, pardon collana, dove contrasto, tenerezza, amore, indignazione, si uniscono in un tentativo resistenziale perché risate e lacrime non siano solo una eco del passato rispetto al silenzio tombale di un encefalogramma piatto collettivo, a una desertificazione pianificata che si allarga a macchia sostitutiva del nostro essere.

Mauro Macario

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