"Polveri senza confini che si rivelano con un raggio di luce": Marco Cinque ancora sulla collana POLVERI

È con un discreto imbarazzo che mi accingo a ri-scrivere di una nuova collana di libri di poesia, di cui ho il privilegio e la gioia di far parte. La difficoltà per me sta proprio nel farne parte e al contempo scriverne, senza quel campanilismo letterario che può essere confuso con l'autoreferenzialità o persino sfociare in una sorta di conflitto di interessi. Dunque ripongo in un angolo quell'innato, dannatissimo pudore e provo ad esprimere, con quanta più onestà intellettuale mi sia possibile, quel che davvero penso.


Inizio col dire che si tratta di P𝒐lveri - Collana di poesia Tabula fati, ideata e curata dall'amico e Compagno Vito Davoli. Non a caso ho scritto Compagno con la “C” maiuscola, perché Vito per me è una persona con cui poter davvero mettere in pratica la radice stessa di questa parola, una parola che diventa anche uno stile concreto e coerente di vita. Come testimoniava anche Mario Rigoni Stern, la parola Compagno deriva dal latino cum panis, cioè coloro che mangiano lo stesso pane. Questa dimensione relazionale diventa la base necessaria per ogni possibile idea di condivisione, tesa a includere invece che a escludere, diretta all'essere e non all'avere, coniugata all'appartenere piuttosto che al possedere.

Premesso ciò, penso che nel panorama dell'editoria mondiale, “Polveri” si ponga come una minuscola collana di piccole perle, che sono rappresentate dai suoi autori e autrici. Una collana che, in questo senso, risulta quasi invisibile, proprio come la polvere. Una polvere che comunque ha l'ambizione di non essere confinata sotto un qualsivoglia tappeto, ma piuttosto di fluttuare libera e di rivelare la sua presenza quando un raggio di luce la illumina, cioè quando le condizioni e il contesto le sono favorevoli. Oltre me, fanno già parte di questa collana Mauro Macario e Maria Pia Latorre, a cui presto si aggiungeranno anche Vito Bruno, Guido Oldani e Alfredo Pérez Alencart.

Una collana in genere viene intesa come un manufatto che si indossa per accrescere quel senso estetico di bellezza che è per lo più materiale. La collana "Polveri", invece, si pone più come una bellezza immateriale, che ha in sé quel senso di assieme che accomuna, ma tuttavia non oscura la specificità, la diversità e l'unicità delle “perle” che la compongono. Anche se sono il primo ad essere stato pubblicato in questa collana, non ho alcun primato da rivendicare. In Polveri infatti non ci sono classifiche di notorietà, necessità di esibire e/o ostentare, ma la consapevolezza di far parte di un disegno collettivo dove ciascuna persona diventa necessaria ed include in sé il senso profondo di questa appartenenza. Proprio come in ogni filo risiede l'intero tessuto o in ogni singola goccia vive l'intero scroscio, così lo stesso avviene in ogni necessario granello di “Polveri”.

Marco Cinque

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