Il commento di Gian Carlo Lisi alla poesia "Ho sognato" di Maria Pia Latorre in "È stato per caos"
Gian Carlo Lisi (in foto), giornalista, animatore culturale e critico raffinato, commenta la poesia Ho sognato contenuta nell'ultima silloge di Maria Pia Latorre, È stato per caos, terzo volume della collana Polveri (Tabula fati, 2025). Il commento è stato pubblicato nella rubrica poetica Controverso, curata dallo stesso Lisi, sul numero di Taranto Buonasera online del 23 ottobre 2025.
Gian Carlo Lisi
HO SOGNATO
Ho sognato il dolore
degli ultimi
salire la montagna
Una processione di tristezza sporca
a cercare lavoro in alta quota
Ma gliel'hanno detto che lassù
c'è solo roccia e ghiaccio sciolto?
e come si fa ad andar su vestiti così?
Nei bar illuminati i bianchi
seduti coi loro cappuccini tiepidi
leggono giornali senza pagine
La poesia di Maria Pia Latorre colpisce per la sua immediatezza e per la forza delle immagini che raccontano un dolore collettivo, attuale e concreto. In pochi versi l’autrice costruisce una scena di grande impatto visivo: “una processione di tristezza sporca” che sale verso una vetta irraggiungibile, simbolo di chi cerca lavoro, speranza e dignità in un mondo che non guarda.
Il tono è asciutto, quasi cronachistico, ma attraversato da una pietà profonda che si fa sguardo partecipe. Il verso “Ma gliel’hanno detto che lassù c’è solo roccia e ghiaccio sciolto?” racchiude tutta l’amarezza di un sogno spezzato e la consapevolezza di una realtà senza risposte.
L’opposizione tra gli “ultimi” che arrancano e i “bianchi” seduti nei bar illuminati è potente e amara: due mondi separati che si sfiorano senza mai incontrarsi.
Lo stile, diretto e privo di orpelli, restituisce la verità di una voce che non cerca compassione, ma giustizia. L’emozione dominante è una malinconia indignata, fatta di sguardi e di silenzi, che mette a nudo le disuguaglianze e il vuoto morale della società.
La chiusa, con “i bianchi che leggono giornali senza pagine”, è un’immagine folgorante: descrive un’umanità distratta, prigioniera della propria indifferenza.
È una poesia civile e necessaria, che invita a non voltarsi dall’altra parte, ricordando che i sogni degli ultimi parlano anche di noi e del mondo che lasciamo andare.
Gian Carlo Lisi
Edito in Taranto Buonasera del 25/10/2025 a questo link
Edito in Taranto Buonasera del 25/10/2025 a questo link
M. P. LATORRE, È stato per caos, Tabula fati 2025
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