Lino Angiuli a proposito di Guido Oldani e del suo "Un sottopasso"

Ebbene, finalmente è stato detto chiaramente: «certa poesia che fatica ad uscire dal guscio del recinto egoico finisce per negare e per negarsi al panta rei dell’Uno, acquattandosi dentro le quattro mura dello psichismo “privato”, in quanto si priva della prodigiosa possibilità di intervenire sulla cosiddetta realtà con l’energia dell’intuizione/intenzione/azione. Il soggetto e l’oggetto non sarebbero più separabili in nome di discutibili e improbabili gerarchie categoriali».
È LINO ANGIULI a scriverlo su Ytali.com nel suo articolo 𝑃𝑜𝑒𝑠𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑖: 𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑜𝑠𝑖𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑙𝑖𝑏𝑟𝑖 𝑑𝑖 𝐺𝑢𝑖𝑑𝑜 𝑂𝑙𝑑𝑎𝑛𝑖 𝑒 𝑀𝑎𝑟𝑐𝑜 𝐵𝑒𝑙𝑙𝑖𝑛𝑖 recensendo 𝑼𝒏 𝒔𝒐𝒕𝒕𝒐𝒑𝒂𝒔𝒔𝒐 di Guido Oldani e 𝑶𝒓𝒊𝒛𝒛𝒐𝒏𝒕𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒄𝒊 𝒔𝒑𝒆𝒕𝒕𝒂 di Marco Bellini.


Così Angiuli a proposito di Un sottopasso: «l’opera di Guido Oldani apparsa per i tipi di Tabula Fati (Chieti, 2025) con il titolo Un sottopasso. Lamento bilingue per Michele Ubaldi, (...) deve il sottotitolo alla versione in lingua spagnola effettuata dal poeta nonché operatore poetico Vito Davoli e (...), con raro andamento poematico, parla della “relazione” intercorsa tra Guido e un tale Michele divenuto clochard dopo aver perso il lavoro. 
Lo strumento umano della compassione, adoperato in presa diretta, ha spinto il poeta a ricordare in versi questa importante “relazione” che, post mortem, gli ha dettato una toccante trenodia fatta di tanti quadri composti quasi tutti di otto versi, la misura spesso praticata dal poeta per sviluppare l’intuizione del «realismo terminale» che lo ha preso fino al punto di farne un manifesto e un movimento abbastanza popolato. 
Si tratta della stessa compassione che, in un incontro di amici riuniti intorno alla tavola di un ristorante romano, una ventina di anni fa, egli manifestò allorquando ognuno dei partecipanti fu invitato a dichiarare le proprie preferenze cinematografiche. Marcellino pane e vino fu la risposta sua e, in contemporanea, pure la mia. Bene: come potrei e perché mai dovrei escludere questa consonanza, divenuta risonanza, dalla lettura di pagine che oggi offrono l’incontro ravvicinato con l’umanità di un mio sfortunato “simile”, il sottoproletario Michele, vissuto insieme con il suo cane in un sottopasso milanese fino all’ultimo dei suoi giorni terreni ovvero fino a questo ultimo testo del libro?».


LA STORIA

michele noi l’abbiamo assassinato
senz’avere mai mosso un solo dito
dubbiosi che se l’era un po’ cercata.
e senza un tetto gli mancava tutto;
metti in un libro la mia storia disse,
me la vedevo in pagine già scritte
ma andando lento non ho fatto a tempo,
dove sedeva, ora scorre il vento.


LA HISTORIA

miguel nosotros ya lo asesinamos
sin nunca haber movido un solo dedo
dudando que se lo había merecido
y sin un techo le faltaba todo
ponle en un libro esta mia historia, dijo,
podía ya verla en páginas escritas
pero yendo lento no me dio tiempo,
donde él sentaba, ahora corre el viento.

Leggi l'articolo completo su Ytali.com a questo link: ytali. - Poesia dei quanti

G. OLDANI, Un sottopasso / Un subterráneo. Lamento bilingue per Michele Ubaldi,
(traduzioni di Vito Davoli), Tabula fati, Chieti 2025

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