Nota di Bartolomeo Bellanova a È STATO PER CAOS di Maria Pia Latorre

Ho terminato ora la lettura di È stato per caos di Maria Pia Latorre (Edizioni Tabula Fati 2025). Mi ha trasmesso profonde emozioni scaturite anche da uno stesso sentire sulla vita, i sentimenti, le ingiustizie e le gravi patologie della nostra specie. 


Nella raccolta è apprezzabile la crescita e la ricerca poetica dell’autrice che le hanno consentito di approdare a una lingua in cui i termini di quotidiano convivono con lemmi meno usati quali (“acqua ialina”, “historiola”, “iazzi”, “colubro”, “biacco”). Sono presenti anche esperimenti di meticciamento linguistico come nella poesia Palermo in cui la lingua italiana e la lingua madre palermitana si fondono in un tessuto vivo non banalizzato. Non mancano poi incursioni nel gergo della tecnologia come in Metaverso o I.A

La silloge è disseminata di immagini che sono pennellate di colori originali e cangianti quali: «la luce lapide di astri estinti» nella poesia eponima È stato per caos ed anche: «boccioli di luce», «foglie cicatrici» e «cuore razzo» di altri componimenti. Infine, la poesia Sui miei palmi (che contiene i versi «…e lì nei miei palmi / cresceranno roseti») rimanda a echi di poesia araba contemporanea, ad autori quali Nizar Qabbani o Mahmud Darwish, a coronamento di una raccolta dove la comune radice mediterranea scorre in sottofondo.
Bartolomeo Bellanova


M. P. LATORRE, È stato per caos, Tabula fati, Chieti 2025


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