Massimo Teti su APNEA IN VERSI di Marco Cinque

APNEA IN VERSI è una raccolta di poesie di Marco Cinque, edizioni Edizioni Tabula Fati , con una prefazione molto sentita di Luciana Castellina.
Che dire di Marco Cinque: poeta, musicista, fotografo, giornalista, ma soprattutto attivista dei diritti umani.



L'Apnea del titolo rimanda al periodo del COVID, un periodo che ha messo a dura prova la nostra capacità, come uomini e donne di mantenere tratti di solidarietà e di umanità in un momento difficile come quello, una prova, superata la quale avremmo potuto diventare migliori. Prova che, come sappiamo non abbiamo superato, anzi semmai siamo decisamente peggiorati.

Ma le poesie non parlano solo di questo, parlano anche di altro, parlano delle sofferenze, delle ingiustizie che subiscono i poveri, gli immigrati, i senzatetto, gli ultimi della terra, vittime di questo sistema di potere basato sul capitalismo. Ma parlano anche, e soprattutto delle vittime delle guerre, che i potenti della terra, quelli che prosperano appunto con questo sistema scatenano per mantenere i loro privilegi, con il sangue degli innocenti. Come fa per esempio Israele, che miete continuamente morte tra i palestinesi, a Gaza e in Cisgiordania, come vediamo anche in questi giorni. Vittime che sono in gran parte bambini. Come nella bellissima poesia che riporto qui di seguito.

Ricordo che i proventi della vendita di questo libro vanno a Gazzella Onlus, una associazione che si occupa di lenire le immani sofferenze dei bambini palestinesi di Gaza e dei territori occupati.

Quando scrivi gi auguri
sulla tua bomba assassina
che miete grappoli di vite
mentre devasti e occupi terre
che non sono mai state tue,
ci sarà una nuvola dispersa
un singolo uccello migratorio
o un alito anonimo di vento
capaci di osservare l'immondo
che abita nel tuo feroce ghigno? 
 
Quando i tuoi pensieri putrefatti
fanno marcire persino quell'aria
malsana che chiami democrazia
mentre la tua falce tecnologica
taglia la gola ai bambini di Gaza
nascondendone il sangue acerbo
dietro un Olocausto che tu stesso
offendi con l'orrore che dispensi,
ci sarà un'alba esangue di verità
un ritorno di coscienze tradite
un tribunale di fiori calpestati
a giudicare quelle tue mani lorde
di un Erode moltiplicato per mille? 
 
Quando i tuoi amici taceranno
ti copriranno, giustificheranno
il male osceno con cui ti vesti
mentre il tuo infame razzismo
devasta culle di nemici in fasce
cancellandone persino i gemiti,
ci sarà un esercito di fantasmi
a seguire la tua scia di sangue
ci sarà un Davide palestinese
che fracasserà la testa immonda
del Golia a cui ti sei svenduto
e un dardo di sole nelle tempie
che esploderà in un grido di pace? 
 
Quando ti spoglierai dei crimini impuniti
seduto al tavolo dei colpevoli del mondo
e rinuncerai a una terra che non sia promessa
solo ai figli dei tuoi coloni e dei tuoi fucili
e capirai che il rispetto è un frutto
che non cresce sull'albero della guerra
forse potremo tornare a pronunciare
il tuo nome non più come un arbitrio
e senza che diventi strozzo in gola.



 

Commenti

Post popolari in questo blog

Giuseppe Capozza legge È STATO PER CAOS di Maria Pia Latorre

Il commento del poeta Paolo Ruffilli a IL CULTO DEL DISORDINE di M. Macario

Pasquale Vitagliano su IL CULTO DEL DISORDINE di M. Macario