La poesia di Mauro Macario secondo il regista e scrittore Leandro Castellani
A Mauro Macario debbo, da qualche anno ormai, la riscoperta della poesia. Per un certo travagliato periodo avevo ritenuto che, perlomeno ai giorni nostri, la poesia si fosse autoconfinata nella leziosa ricerca di parole desuete, connubi eterei, immagini falsamente aeree e celestiali. Niente di più sbagliato. Con Mauro riscoprivo quanto di selvaggio, maschia e “carnale” la musa potesse riservare ai suoi poeti, «perché poesia e anarchia / sono gemelle in utero mundi», come se le immagini di un presente personale, talvolta astioso, sempre irriverente e schiavo di un’inevitabile motivata tristezza, potessero essere o diventare poesia, fossero una lettura visionaria del nostro presente, svelamento e non infingimento.
Leandro Castellani
Da allora Mauro è diventato il “mio” poeta a cui ricorrere nel periodico insopprimibile bisogno di poesia. Qualche mese fa Mauro Macario ha celebrato la vittoria sulla morte con Solo i fantasmi sognano, un film in cui ha magicamente riannodato le immagini-parole alle parole-immagini: morte del poeta e resurrezione dei suoi fantasmi. Poesia con cui raccordare alle ferite private il ricordo di tristezze personali quanto indeclinabili.
Ed ora Mauro mi offre un nuovo regalo: un’antologia delle sue ultime raccolte poetiche sotto il titolo Il culto del disordine, Mauro, il dissacratore volontario, l’iconoclasta alla ricerca di una nuova sofferta ritrovata sintonia, oltre le “acque nere di pozzanghere”, qui analizzate da Laura Cantelmo nella sintetica ma acutissima presentazione: «nessuna pietà verso la vita», come postilla Lucrezia Lombardo.
Ripensamenti, residui di drammi subiti e sofferti, amari e talvolta ansiosi e insidiosi tentativi di rassegnazione, da «sciamani del sogno selvatico e della libertà estrema»: quante eco e provocazioni nel leggerti e rileggerti, caro Mauro, in questa antologia che cerca di far ordine, anche se, come dice il tuo maestro Léo Ferré, «Il disordine è l’ordine meno il potere». Ma «è domenica / un giorno di festa / val la pena una passeggiata /all’emporio commerciale».
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